Esercizi spirituali

14-15 luglio 2018

Villa Cagnola – Gazzada

GIOITE ED ESULTATE

Esortazione apostolica di Papa Francesco

Segni e tracce di santità quotidiana

 

Il programma

9.00 – LODI

9.15 – PRIMA MEDITAZIONE

12.30 – PRANZO

15.30 – ORA MEDIA

15.45 – SECONDA MEDITAZIONE

17.00 – ADORAZIONE EUCARISTICA IN CHIESA

18.30 – S. MESSA “ Infra Vesperas”

19.30 – CENA

21.00 – COMPIETA (solo sabato)

SILENZIO EREMITICO SEMPRE

Preghiera comune e meditazioni in sala “ Belvedere” Villa Antica.

Pranzo e cena in sala “ Vescovi” Villa Antica.

Adorazione e S. Messa in chiesa grande o in cappella.

Gli strumenti

  • La Bibbia per la preghiera personale, il silenzio, l’adorazione.
  • La Diurna Laus per la preghiera in comune.

 

Le meditazioni

Di ogni meditazione abbiamo trascritto l’incipit e pubblichiamo la registrazione completa

 

Sabato 17 luglio 2018

Prima meditazione, ore 9.15

Grazie a un’espressione che già è diventata nostra preghiera, nella celebrazione delle lodi, “annunziamo al mattino il tuo amore, la tua fedeltà lungo la notte, sull’arpa a dieci corde e sulla lira, con canti sulla cetra…”. L’arpa, la lira, la cetra, però, mentre esprimevamo questo passaggio, io pensavo: ma ognuno di noi non ha la cetra, la lira, magari anche, ma ognuno di noi può avere dentro un nodo da sciogliere, qualcosa che, senza volerlo, può bloccare un po’ il cammino spirituale. Io non so come si può identificare questo, in ciascuna di voi, però questa immagine dell’arpa, della lira, della cetra, strumenti che dicono armonia, sprigionano gioia, esultanza, potrebbero non corrispondere ad alcuni nodi interiori. Come una corda che si è spezzata, come un’armonia che non si riesce ad esprimere, come un suono che ha perso vigore. Come uno strumento interiore che si è inceppato, si è rotto. Gli esercizi spirituali, per brevi che siano – e due giorni passano più in fretta di quanto pensiamo – potrebbero aiutarci a individuare qual è quella corda che ci suona sempre stonata. Su quella corda devo lavorare, o la devo cambiare. In questa immagine si evidenzia la ricerca di ciascuno, soprattutto se ci saranno momenti faticosi o con tentazioni di distrazione … perché colui che non ama la Verità si inserisce in ogni momento o tipo di approfondimento per rendere meno luminosa la vita…

 

Seconda meditazione, ore 15.30

In questa ora media c’è la saggezza del salmo, nel senso della vita, e c’è un versetto che svela una tentazione fortissima o un desiderio struggente, a fronte del quale – però – a volte sta l’opposto. Qual è questo versetto? Riguarda il re, la sua vita, ma è chiaro che è applicabile a ciascuno: “ai giorni del re aggiungi altri giorni. Per molte generazioni siano i tuoi anni” – ed è un’espressione bella, fiduciosa, adesso è caduta un po’ di moda, forse va anche bene ma, per certe ricorrenze, quante volte abbiamo detto per fare gli auguri, per guardare sempre qualcosa di bello, che cresce, “ad multos annos!”. Perché dico allora che qui c’è una tentazione? Perché la tentazione è sempre quella di misurare il tempo su ciò che accade. “Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto”. C’è come il desiderio di rendere bella la vita prolungandola. Oh, certo che auguriamo a tutti lunga vita, però stiamo attenti: la Scrittura dice anche che “è morto in breve tempo e ha fatto cose grandi.”. La misura della bellezza e della bontà della vita non è nella lunghezza o meno degli anni. Però noi abbiamo uno sguardo sempre sul breve, sull’immediato per le cose di questo mondo e quindi anche il tempo appartiene alle cose di questo mondo. “Ah se avessi pensato prima! Ah se potessi… La prospettiva con cui si muovono i figli di Dio, i discepoli di Gesù non è quella di aggiungere tempo a tempo, “non puoi aggiungere nemmeno un’ora alla tua vita” dice il sapiente biblico, ma è quella di immaginare che, se il tempo fosse stato diverso, sarebbe stato più bello. È giusta questa cosa? No che non lo è, anche se – per alcuni aspetti – si capisce, è immediato, è persino bello …

 

Santa Messa, ore 18.30

Vorrei spostare ancora un po’ per motivare come è possibile la gioia vera in un cammino che riconosciamo come cammino di santità e perciò, appunto, gioioso. Sapendo che un cammino di santità non ha dentro le cose più facili, ma certo ha dentro le cose più difficili. E allora che cosa, o chi, ti aiuta a leggere in profondità la situazione e ad andare alla sorgente della gioia. E vorrei appunto sostare un po’ su due brani evangelici perché questi due brani evangelici, uno in un modo e l’altro in un altro modo, rendono ragione, fanno comprendere che cosa, pur difficile, porta alla gioia e che cosa invece, molto più facile o comunque più desiderabile, porta all’opposto della gioia, porta alla tristezza. Anzitutto parto dal Vangelo secondo Marco dove, ovviamente, questi due personaggi, Giacomo e Giovanni figli di Zebedeo, diventati poi martiri di Cristo, quindi nella pienezza indiscutibile di una santità di vita, nel loro percorso sono ancora guidati da sentimenti non corrispondenti al mistero del Regno di Dio. Non corrispondenti, non in sintonia con l’opera educativa di Gesù: “Maestro, vogliamo che tu faccia per noi ciò che ti chiederemo” …

 

 

Domenica 18 luglio 2018

Prima meditazione, ore 9.15

… aiutare oggi a vivere, come già dicevo ieri, come avviene questo passaggio che chiamiamo beatitudine. E Dio non è uno che ti dice di fare un salto che da solo, da sola non potrai mai fare. E quindi, avendo detto di fare questo salto e tu non riuscendo a farlo, si può pensare a un Dio che giudica e dice “eh, cosa vuoi, più di così non ce la farai mai”. Dio non è così: Dio è un padre che in Cristo, nel Figlio Unigenito, riversa la sua stessa gioia nel cuore dei figli che, grazie all’Unigenito, diventano tali, diventano come Lui, si configurano a Lui. E proprio perché sa che da sola non ce la fai, a partire da te stessa non ce la fai, infonde in te il Suo Spirito. La Parola dice come sei chiamata a vivere, la Parola è anche creatrice – dicevamo ieri – e se l’ascolti la fai entrare, la interiorizzi, ti muove dalla radice di te stessa, dal di dentro di te in modo corrispondente allo Spirito del Signore. Parola e Spirito, Parola e pane agiscono insieme così che dal di dentro, nella docilità all’ascolto della Parole e nell’azione dello Spirito tu possa diventare quello che, da sola, non saresti mai potuta diventare …

 

Seconda meditazione, ore 15.30

… poi l’omelia ha sempre una sua specificità nel dinamismo della grazia e del lavoro pastorale e della economia sacramentale, in vista della grazia e sostenendo il cammino pastorale. Vorrei, in questa ultima meditazione, fare come una sintesi che fa un riassunto ma creare le condizioni per una sintesi di vita. E questo comporta almeno due cose, comporta che si risponda a due domande, ognuna personalmente, è ovvio. La prima domanda: quali sono, oggi come oggi, nel mio comportamento e nel mio stile di vita, i segni inconfondibili della presenza delle beatitudini nella mia vita, nella mia giornata. Non semplicemente sul versante negativo – siccome non ammazzo nessuno, sono mite, ho detto estremizzando, per rendere il senso – e annotare, ovviamente su un foglio personale, riservato, i segni concreti, non occasionali, quelli importanti che si possono ritrovare nel vissuto …

 

Santa Messa, ore 18.30

Vorrei fare un’ulteriore sintesi, oltre a quella che abbiamo fatto nel pomeriggio, abbracciando un po’ alcuni temi di questi giorni ma anche dei ritiri di questi anni, ma solo per cenni, cominciando dal punto culminante di questa Parola del Signore che abbiamo ascoltato che è il brano del Vangelo, lo stesso di ieri, ma che riprendo in quest’altra forma, suggerendo anche qui una verifica e riprendendo il profilo preciso della preghiera. Vi ricordate: pregare per vivere: “Maestro, vogliamo che tu faccia per noi ciò che ti chiederemo”. Ma voi, una preghiera così vi sentireste di farla, di presentarla? In questo momento che stiamo celebrando, in questo momento dentro le situazioni concrete della vostra famiglia, delle relazioni quotidiane, delle circostanze più concrete. Chi oserebbe pregare così? Perché se pregassimo in questo modo, un modo che mette in gioco l’affermazione di noi stessi, romperemmo subito quel rapporto tra preghiera e vita, tra pregare per vivere appunto, perché si vede chiarissimamente in questo brano che una preghiera di questo tipo non crea futuro, non da’ respiro …