Vescovo giornalista,

difensore della vita

Monsignor Stucchi premiato nella serata di presentazione dell’antologia dei suoi editoriali

Varese, 7 febbraio 2018

«A che punto siamo se non siamo più capaci di ridere in modo sano e pulito, di far festa o ricrearci nel rispetto reciproco? A che punto siamo se confondiamo i momenti sconvolgendo la serietà in slogan qualunquistici e lasciando degenerare l’allegria del carnevale?». S’intitola “Se carnevale non è più uno scherzo” l’editoriale che monsignor Luigi Stucchi, allora direttore del settimanale diocesano “Il Resegone”, scrisse il 9 marzo 1979 in occasione di una sfilata carnevalesca che per poco non era finita in tragedia.

La riflessione (siamo ancora capaci di ridere?) cade pertinente nella settimana del carnevale, vale ancora oggi e, per dirla ancora con il vescovo varesino, c’entra col senso stesso della vita. Il testo compare raccolto, insieme a numerosi altri, nel volume “Per la vita, sempre” (editrice Velar) presentato l’altra sera all’istituto De Filippi nel corso d’un incontro coordinato da Gianfranco Giuliani, giornalista della Prealpina.

i relatori dell'incontro di Varese con don Mauro
Il tavolo dei relatori: da sinistra, Andrea Larghi, Francesco Ognibene, Mons. Stucchi, Gianfranco Giuliani, Don Mauro Barlassina, Mons. Gilberto Donnini

 

Il sottotitolo, “Se non si è decisi a difendere comunque la vita, che cosa si è disposti a difendere??”, indica con esattezza orientamento e contenuti di una serie di interventi che i relatori della serata hanno sottolineato come «più che mai attuali».

A partire dal fatto, per dirla con il vescovo oggi presidente dell’Istituto di Villa Cagnola a Gazzada, che «chi tocca la vita tocca il fondamento della società».

il pubblico dell'incontro di Varese

Da qui il taglio giornalistico – di giudizio sui fatti, non sulle persone – dato agli editoriali, datati in un arco temporale – fra gli anni Settanta e Ottanta – fortemente segnati a livello politico e sociale da temi forti come l’aborto: non “omelie” per soli credenti, ma veri e propri appelli alla ragione umana, «perchè prima di appartenere alla Chiesa noi apparteniamo all’umanità».

Posizione messa in luce anche da monsignor Gilberto Donnini, già prevosto della città edirettore del settimanale “Luce” e non nuova, certo, ma sempre attuale perché nel frattempo i cosiddetti «temi etici» si sono allargati a genetica, eutanasia, fine vita, ogni volta interpellando le coscienze. Lo ha ricordato Francesco Ognibene, di Avvenire: «La sacralità della vita è il punto di riferimento della dignità umana, ma le argomentazioni pro-vita devono essere scientifiche», quindi aperte a tutti.

Mons. Stucchi con il giornalista Ognibene

Senza timori referenziali, come ha suggerito Andrea Larghi, direttore sanitario dell’Ospedale di Circolo, ricordando un altro editoriale raccolto intitolato “Presenti senza paura”: «Lo trovo un invito caldo, appassionato a dire ciò che si pensa. Da medico delle retrovie, per così dire, in quanto il mio lavoro non si svolge in corsia, posso dire della testimonianza che in questo senso offrono ogni giorno i volontari dei Centri di aiuto alla vita».

Andrea Larghi

E proprio il Movimento per la vita di Varese, rappresentato dalla presidente Vittoria Criscuolo, a fine incontro ha voluto donare a monsignor Stucchi una targa che sottolinea il suo impegno determinato e costante in difesa della vita umana. 

[fonte: Riccardo Prando – La Prealpina]

La targa donata dal MpV di Varese

 

I documenti del Movimento per la Vita e il filmato della consegna della targa a Mons. Stucchi sono disponibili in una pagina ad essi dedicata:

Defensor Vitae Innocentium