VALMADRERA            1966 - 1973

LA PRIMA ESPERIENZA PASTORALE DEL NOVELLO SACERDOTE

 

Don Luigi viene destinato a Valmadrera, sacerdote novello, dal Card. Giovanni Colombo, Arcivescovo di Milano, dove vi rimarrà fino al 1973. Dovrà occuparsi in particolare dell’Oratorio maschile.
I primi fermenti del Concilio diventano un primo punto di riferimento anche se da riversare con grande attenzione alle tradizioni e alle sensibilità che nell’ambiente sussistono da tempo. Ascoltare e osservare è il massimo della saggezza di ogni nuovo pastore.

Un periodo di grandi fermenti giovanili, che lui affronta con entusiasmo, lucidità e fermezza, dando vita al Centro Giovanile che vede (per la prima volta) giovani di ambo i sessi lavorare e riflettere fianco a fianco, con assunzioni di responsabilità negli ambiti più diversi: gestione delle strutture materiali del Centro giovanile, inchieste (sul problema dell'immigrazione e sulla fede in particolare), catechesi ed animazione per i ragazzi, riflessione e preghiera, aiuti al Terzo Mondo (così come chiamato all’ora), viaggi e soggiorni estivi all’insegna dell’impegno, ecc.

In questo rinnovamento vengono peraltro valorizzate e riproposte anche alle nuove generazioni alcune devozioni molto care ai valmadreresi, tra le quali quella, molto cara a don Luigi, della madonna di S. Martino (ricordata nel santuario che è ancora meta di pellegrinaggi).

Nell’esaminare i documenti raccolti, iniziamo leggendo il suo saluto alla parrocchia, pubblicato sul Focolare dell’Incoronata del mese di agosto 1966.


Il prete e la gioventù

La presenza del prete in mezzo alla gioventù penso di poterla descrivere secondo due linee e componenti: una umana ed una propriamente soprannaturale, componenti che si integrano e si completano in modo reciproco.

La componente umana: scelto tra gli uomini ne condivide l’esperienza, la debolezza, i problemi e le difficoltà, le esigenze e i desideri; nel cuore del prete passa tutto ciò che passa nel cuore di ogni altro uomo con la stessa carica di entusiasmo e lo stesso slancio affettivo che così spesso forma la caratteristica di fondo su cui si innesta ogni problema giovanile.

Non è diverso il prete, nella sua realtà umana, da coloro in mezzo ai quali vive. Per questo è capace di comprendere e di diventare amico nel senso più schietto e più genuino del termine. Non guardate il prete come una realtà di altri tempi, come una persona di chiesa e basta, come rappresentante di una dottrina rigida e chiusa; no, vedetelo ed avvicinatelo come uno di voi, ricco della vostra stessa problematica, aperto al vostro mondo, pronto ad ascoltarvi, orientato al dialogo con voi.

L’amicizia è l’atteggiamento fondamentale: fate in modo che questa amicizia abbia una risposta.

Ma il prete non è soltanto amico, è una realtà ben più grande o meglio è un amico diverso da ogni altro amico perchè è mandato da Cristo: ecco la sua componente soprannaturale.

Cristo gli ha dato i suoi poteri consacrandolo suo ministro così che quando il prete parla ed agisce è Cristo che parla ed agisce. Dalla parola del prete viene la luce di Cristo e nelle sue mani passa la grazia di Cristo. Il prete non è presente, in mezzo alla gioventù, soltanto a titolo personale, portato dall’amicizia, ma è presente perchè mandato.

Luigi Stucchi


Il ’68 portò anche ai giovani valmadreresi la voglia di discutere e di approfondire, e il giovane sacerdote dell’oratorio seppe stimolare e indirizzare quel desiderio di ricerca. Lo fece con la sua testimonianza personale e con i limitati mezzi di comunicazione di allora. Se ne è trovata traccia tra gli Informatori Parrocchiali di quegli anni e, ancor più, negli armadi di chi lavorò con lui e volle salvare la documentazione di tanto impegno e di tante ricerche. Vediamo qui di seguito il materiale che è stato rintracciato, nella speranza che possa servire a comprendere come i giovani, adeguatamente accompagnati, abbiano saputo impegnarsi anche in un piccolo centro di provincia come era allora Valmadrera.

I primi articoli di Don Luigi si trovano sul "Focolare dell'Incoronata" (con il suo saluto all'arrivo nel 1966) e sui primi "Informatori Parrocchiali" di Valmadrera:

Altri interventi sono comparsi su “IL CROCIATINO”, pubblicazione all’ora quadrimestrale, curata dall’OSA (Organizzazione Sportiva Alpinisti) una tra quelle più attive nel paese, che aveva la sua sede proprio all’interno del Centro Giovanile. Anche lo sforzo di ricondurre le molteplici attività sportive, già presenti nel territorio comunale, all’interno di una proposta educativa più completa, ha caratterizzato l’azione di Don Luigi durante quegli anni. Troviamo qui il materiale disponibile in proposito.

A completamento di questa breve rassegna, segnaliamo l’articolo di Don Luigi apparso sul TIRASEGNO (bimestrale di Vita giovanile valmadrerese):

Oltre alla sua azione pastorale, specificatamente rivolta ai giovani che frequentavano il nuovo “Centro Giovanile”, don Luigi pensava anche ai problemi della società del tempo e ai ragazzi che restavano “fuori” dalle mura dell’oratorio. In questo senso seppe coinvolgere tutti, vicini e lontani, in un approfondito lavoro di ricerca su tematiche che – in quegli anni – toccavano da vicino anche la comunità valmadrerese:

  • il modo in cui i giovani vivevano la fede in una società in profonda mutazione,
  • il tema dell’immigrazione, reso palpabile dalla presenza di un importante nucleo di meridionali arrivati in paese alla ricerca di posti di lavoro,

l’estensione della scuola dell’obbligo, ripresa all’inizio degli anni ’60 e fortemente stimolata con l’introduzione della media unica.

Lo scopo profondo di questo lavoro che coinvolse una parte importante della comunità, si può trovare nel commento inserito all’interno dell’inchiesta sull’immigrazione, un commento ancora attualissimo per un cammino che – in quegli anni – ha generato frutti visibili ancora oggi:

               “Ci sembrava, - e le parole dell’esperto in materia lo hanno confermato - che la comunità cristiana nella quale siamo inseriti risultasse troppo spesso semplicemente una comunità di culto e poco una comunità d’amore, appesantita dalla volontà di sostenere determinate strutture scaturite lontane nel tempo e poco dinamica nella ricerca di nuove linee operative per situazioni nuove createsi negli ultimi tempi, sbrigativa nel diagnosticare le circostanze e poco attenta alle personali aspettative di nuovi elementi umani presenti nel suo seno, ecc. Una comunità cosi non può essere sufficientemente vista e valutata come “segno” rappresentativo di qualcosa di più grande e tanto meno di “qualcuno” che, pur misteriosamente, è tuttavia continuamente operante per la salvezza dell’uomo.

               Questo “qualcuno” è il Cristo di cui portiamo indistintamente e spesso tranquillamente il nome, e questo “uomo” è da intendere come uomo completo, anima e corpo, nella sua realtà integrale, fatta di diverse componenti materiale, sociale, culturale, ecc. Perciò parlare di salvezza significa anche parlare di sviluppo pieno ed armonico delle capacità umane nell’ambito di una comunità sempre più aperta e risultante da tutta la ricchezza di valori che ciascun individuo porta dentro di sé, da qualsiasi regione, cultura e condizione egli provenga.

               II cristiano allora è al bivio, è in crisi: deve cioè a nostro parere essere in ogni momento leale nel verificare il proprio annuncio di salvezza sulle esigenze delle situazioni concrete.

               II significato del discorso sociologico tentato da questa inchiesta risulta allora chiaro: dare un volto più concreto all’impegno cristiano nella comunità valmadrerese perché ne potesse nascere appunto una comunità meno unilaterale e più rispettosa delle sue vere componenti umane.

               I presupposti di questo discorso sono la lealtà nell’interpretare le situazioni e non la sbrigatività, e la disponibilità a verificare le proprie posizioni invece che la volontà di imporre i propri schemi.”

La profondità di questo lavoro di ricerca e coinvolgimento si percepisce con chiarezza nella documentazione finale delle inchieste, che vi presentiamo in una pagina specifica:

LE INCHIESTE.

L’apprezzamento per il lavoro di don Luigi si può trovare nel saluto che la Comunità di Valmadrera gli volle lasciare nel momento del suo trasferimento a Lecco, al termine di sette anni molto impegnativi: così l’Informatore parrocchiale del Settembre 1973 ospitò un fascicolo speciale dedicato a lui. Ve lo proponiamo qui per far comprendere quanto affetto avesse suscitato. >


 

PADRE ITALO DELL’ORO VESCOVO ELETTO

17 giugno ’21

Padre Italo Dell’oro Vescovo Eletto – 17 giugno 2021


 

PADRE ITALO NUOVO VESCOVO

Festa a Valmadrera, 18 luglio 2021

Perché non ha parlato?


 

LA VIA PER IL PARADISO, LA VITA DEL PARADISO

“Angelo: ricordo di un amico”

http://www.perlavitasempre.it/la-via-per-il-paradiso-la-vita-del-paradiso/