Io credo … la vita eterna. Amen

Proseguono gli incontri estivi di spiritualità a Villa Cagnola. Dopo la riflessione sulla Gaudete et Exsultate del 2018, quest’anno l’attenta e silenziosa riflessione dei laici presenti ha seguito le riflessioni di Mons. Stucchi concentrandosi sul mistero e sulla bellezza della vita eterna.

Durante due giorni di esercizi spirituali, Mons. Stucchi ha sviluppato quattro riflessioni e una intensa omelia per la Santa Messa finale. Di tutte presentiamo la trascrizione dell’incipit e le registrazioni audio complete.

Buon ascolto!

 

Sabato 27 luglio 2019

 

Prima meditazione

Questa prima meditazione avrà un andamento un po’ particolare, perché ci vuole introdurre ma anche far emergere alcune domande a cui poi, nell’ascolto e nel silenzio, soprattutto nella preghiera personale, riconoscere le risposte vere, piene, che vengono dal mistero dell’amore di Dio che entra nella nostra vita.

E quindi questa prima meditazione, che rimane come fondamento, come nota orientativa per tutti questi due giorni, per entrare in questa esperienza e per disporci a dare qualche contenuto al tema: “io credo… la vita eterna, amen”.

Vi è stato dato anche un testo, il capitolo settimo della Costituzione Conciliare Lumen Gentium, una costituzione fondamentale del Concilio Vaticano II, che ha come tema “Indole escatologica della Chiesa peregrinante e sua unione con la Chiesa celeste”: di per sé, il tema non dice direttamente che cosa è la vita eterna, ma parla di una pregnanza, di un cammino che, a poco a poco, si spera ci conduca dentro il mistero e la bellezza della vita eterna; questo testo fa’ un po’ da sfondo alle nostre riflessioni, disegna uno scenario entro cui si guarda la vita dei cristiani, dell’umanità stessa…

 

Seconda meditazione

È proprio vero: dove il tempo ha fine Tu sei vita eterna, lo abbiamo cantato, è proprio così. È facile cadere in questa tentazione, che consiste nel privilegiare il presente e nel non dare peso non dico al futuro ma a Colui che verrà. Colui che verrà non è di per sé negato ma è spesso ignorato, eppure il vangelo chiede di essere vigilanti, perché non si conosce né il giorno né l’ora quando il Figlio dell’uomo verrà. Ma certamente verrà. E che cosa accadrà quando verrà?

Se stiamo nell’incertezza, se ci illudiamo di guadagnare tempo entriamo in un abbaglio che può diventare drammatico. La differenza tra chi vive ogni momento magari neppure come irripetibile ma comunque come condizione di una soggettività che sempre si può rinnovare, e rimane rinchiuso dentro un orizzonte terreno; e la dimensione della vita eterna. E non basterà cantare “quando il tempo ha fine, tu sei vita eterna”, perché non è solo questo. Lui, Colui che verrà, è la dimensione permanente del nostro fragile tempo, è la dimensione permanente dell’amore di Dio che si incarna ed entra in ogni tempo. E dice già che tu sei vita eterna…

 

 

Domenica 28 luglio 2019

 

Terza meditazione

Se noi facessimo la liturgia delle lodi con il testo che compare, con questi strumenti, troveremmo questa antifona: “la tua benedizione, o Dio pietoso, in Cristo ci difenda da ogni male e, sulla strada della vita eterna, diriga i nostri passi”. Questo è per dire che non è che la vita eterna ci sia estranea: è dentro, molto di più di quanto ci si accorga: poi faremo molti altri esempi a questo riguardo.

Certamente avete recitato le preghiere del mattino, avete fatto una buona colazione, certamente ci vogliamo impegnare per mettere a frutto questa seconda e ultima giornata, in cui ho assicurato due persone che non solo avrei pregato io, ma avrei chiesto di pregare le persone qui presenti. Passiamo alla recita delle lodi…

(Lodi fino al minuto 22 della registrazione)

Sono andato a riprendere un testo molto significativo, un testo delle letture di oggi, nell’inno dice così, quasi implorando, supplicando: “non accada all’anima / dispersa nei beni fuggevoli / di legarsi ostinata alla colpa / e perdere la sua vita”.

Non è soltanto una strofa dell’inno dell’ufficio delle letture, è una strofa che interpreta il rapporto tra il tempo e l’eternità, tra i beni fuggevoli e quella che è la sostanza della vita, ed il rischio di perdere la vita. Non nel senso che la vita del corpo vince, su questo non c’è da discutere. Ma nel senso che non si deve diventare estranei al Signore…

 

Quarta meditazione

(Vesperi fino al minuto 10’45”)

Cosa si intende con questa espressione: “portare pericolo”? Non credo che si faccia riferimento alla morte fisica, perché comunque questa accade e quindi non c’è neanche da chiedere di scampare questo pericolo. Se, cercando un po’ più in profondità il passaggio della morte – come abbiamo fatto in questi giorni, in particolare questa mattina – comprendiamo che i mortali pericoli sono quelli che compromettono il cammino interiore, la vita morale, il disegno di Dio. O perché ci distraggono o perché si contrappongono e, sotto questo profilo, i mortali pericoli sono molto diffusi. E operano tanto più quanto più si guarda soltanto la vita per quanto scorre il tempo e non, invece, secondo la sua destinazione eterna.

Quindi, invocando lo Spirito e chiedendo questa grazia di superare ogni mortale pericolo è come se dicessimo: custodiscici in quel cammino che tende a compiere il disegno del Padre, di Cristo Gesù su di me, su ciascuno di noi, su tutti insieme, aiutandoci in questo. Così da far crescere questa vita spirituale, questa risposta al Signore, così da dare un futuro che è più grande del tempo, del tempo in cui scorre la stessa Grazia del Signore, come scorre la linfa dalle radici della vite, lungo i tralci fino a compiersi nel frutto che viene dalle radici…

 

 

Omelia della Santa Messa

Una domanda a cui dare risposta nel silenzio. Che cosa, di quanto ascoltato e meditato in questi giorni, riconosci come parola di vita per te.

Perché, solo quando tu riconosci l’espressione di Gesù come parola di vita, tu diventi credente, altrimenti anche tu, mah! forse, hai saputo, mah! forse, hai sentito, mah! forse. Ed essere credenti comporta di diventare ancora più credenti. È un dinamismo che si dilata, si diffonde, scrive nel cuore la parola di vita che riconosci tale per sempre.

E insieme, se c’è, la parola di vita che tu – per le tue previsioni – hai voluto scrivere nel tuo cuore, rispondendo a Gesù.

Secondo passaggio, riguarda tre verbi, o – meglio – lo stesso verbo in tempi diversi, ma il verbo è sostanzialmente lo stesso: scegliere, scegliere chi seguire.

Scegliere è detto al presente: scegliete oggi chi volete seguire. Scegliete oggi. È esperienza di fede corposa, concreta, vissuta. È sempre in gioco l’oggi, l’adesso, qui e ora, nessun frammento di fede, nessun qui e ora, nessun adesso può prescindere dalla domanda chi, per chi, seguire. Più esattamente ancora, chi seguire. Perché questo, quando accade, accade con la vita, non facendo qualcosa, accade con la vita, stile di vita, e accade – quando accade – in rapporto al Dio vivente…