Gli interventi per il 50° del Piccolo Gruppo di Cristo

Monsignor Luigi Stucchi, Vescovo ausiliare di Milano, di passaggio a Roma perché in visita ad limina con i vescovi lombardi, aveva fatto visita alla comunità romana del Gruppo la sera del 6 febbraio 2007, pochi giorni prima del pellegrinaggio giubilare del Gruppo alle basiliche papali romane, ed aveva improvvisato queste riflessioni. Il testo, tratto da appunti, è stato rivisto dal Vescovo per la pubblicazione.

Il mese successivo, il 3 marzo 2007, monsignor Stucchi presiedeva l’Eucaristia di ringraziamento nella parrocchia milanese di San Pio V, ove il Gruppo era nato. Tra le altre cose, disse: «Qui, in questa realtà parrocchiale di san Pio V un’intuizione interiore ha aperto una ulteriore intensità di sequela di Gesù. Si domandavano allora quei giovani: come crescere in un ulteriore cammino di fede? In anticipo sulla consapevolezza conciliare, coglievano che anche la vita cristiana comune è in realtà fuori dal comune, perché è chiamata alla santità, e al tempo stesso avviene dentro ciò che è comune a tutti, cioè dentro le condizione più normali e diffuse di vita, anche quelle più difficili, complesse, sofferte, imprevedibili, perché è il dinamismo dello Spirito che lì agisce per condurre sempre e solo alla santità: in famiglia, al lavoro, nelle responsabilità civili e sociali, nell’appartenenza alla Chiesa. […].

Il 21 aprile poi, nuovamente nella parrocchia di San Pio V, nuova celebrazione eucaristica, della quale riportiamo l’omelia.


“Essere cristiani, cioè santi, nel tessuto ordinario della Chiesa e della società”

L’intervento di Mons. Stucchi nel volume “ESSERE CRISTIANI, CIOÈ SANTI, NEL TESSUTO ORDINARIO DELLA CHIESA E DELLA SOCIETÀ” (Discorsi e Lettere del Papa e dei Vescovi al Piccolo Gruppo di Cristo), edito nel 2008 (pagg. 149-155)

 

Piccolo Gruppo di Cristo

Ringraziamo […] il Signore che vi ha chiamati, ma anche chi ha avuto l’intuizione di tale chiamata e chi ha tenuto il timone per tutti questi anni, senza trascurare di mettere sempre al primo posto la spiritualità.

Il Gruppo senza opere proprie deve essere al servizio della Chiesa, ma tale servizio non potrebbe realizzarsi senza questo radicamento spirituale nella vita mistica. […].

Se la regola della vita spirituale non è coltivata, le vocazioni non crescono e gli stati di vita non sono vissuti appieno e le comunità si chiudono in se stesse.

Al contrario, è giusto, come dice la vostra costituzione, che sentendovi “totalmente Chiesa” riconosciate di non essere “tutta la Chiesa”: è importante non avere presunzione di essere il tutto, bensì un contributo per tutti. […].

È in Dio la comunione, è Dio stesso la comunione. […].

La costante della vostra storia è il primato della vita spirituale e del lavoro ascetico.

Questo tipo di lavoro andrebbe contagiosamente diffuso e fatto attecchire.


Discorso alla comunità romana (2007): Il primato del lavoro spirituale

IL DISCERNIMENTO

Cosa mi ha fatto capire che il Piccolo Gruppo di Cristo era qualcosa di buono? Devo riandare al primo incontro che ho avuto con la comunità, alla fine degli anni Settanta.

Allora, dopo diversi inviti, avevo accettato di tenere un ritiro domenicale al gruppo di Milano presso il seminario di corso Venezia; quella mattina sono arrivato in orario all’appuntamento, ma fuori non c’era nessuno. Ho avuto un attimo di perplessità, temendo di aver sbagliato giorno; poi invece, entrando, mi sono accorto che c’erano tutti, ma stavano ad aspettare in silenzio nella sala: avevano già cominciato ad entrare nel clima del ritiro ed erano in raccoglimento. Vi assicuro che, specialmente in quegli anni, era qualcosa di davvero rivoluzionario, insolito. E poi ho visto quel silenzio protrarsi per tutta la giornata: non un silenzio forzato, ma diffuso, fatto di preghiera. Ero con persone che con naturalezza stavano in silenzio, pregavano, andavano in chiesa e restavano in adorazione in ginocchio…

Piccolo Gruppo di CristoAnche negli anni successivi, nei limiti consentiti dal mio radicamento nelle diverse realtà ecclesiali in cui il Signore mi voleva, ho seguito il Gruppo, soprattutto a Lecco: ne ho conosciuto le persone e i passaggi delicati; e ho notato che nel variare dei tempi e dei responsabili, tuttavia il tono, il clima, il punto comune di fondo rimaneva costante: il primato della vita spirituale. Questo è sempre rimasto, ed è stato un criterio di fondo che mi ha dato fiducia. Il fatto poi che il Gruppo man mano si sia ramificato e che abbia incontrato diversi Vescovi che l’hanno seguito e sostenuto, è un segno che il suo cammino è buono.

IL RADICAMENTO MISTICO NELLA CHIESA

Ringraziamo dunque il Signore che vi ha chiamati, ma anche chi ha avuto l’intuizione di tale chiamata e chi ha tenuto il timone per tutti questi anni, senza trascurare di mettere sempre al primo posto la spiritualità.

Il Gruppo senza opere proprie deve essere al servizio della Chiesa, ma tale servizio non potrebbe realizzarsi senza questo radicamento spirituale nella vita mistica. L’essere nel mondo è la modalità concreta in cui vivere questa dimensione mistica. Se la regola della vita spirituale non è coltivata, le vocazioni non crescono e gli stati di vita non sono vissuti appieno e le comunità si chiudono in se stesse.

Al contrario, è giusto, come dice la vostra costituzione, che sentendovi “totalmente Chiesa” riconosciate di non essere “tutta la Chiesa”: è importante non avere presunzione di essere il tutto, bensì un contributo per tutti. È bello vedere che, ciascuno con il suo carisma, siete radicati dove Dio vi vuole: è il servizio che fate alla Chiesa, essere lì dove siete e dove il Signore vi manda, con tutta la vostra personale responsabilità; a ciascuno di voi si può dire: “In quel posto ci sei tu e non un altro”.

LA COMUNIONE IN DIO E I SERVIZI DA FARE

Torniamo a quel primo giorno in cui ho conosciuto il Gruppo: quei laici in silenzio, in ginocchio davanti al Signore. Anche la carità verso il prossimo nasce dall’adorazione. Eppure a volte sentiamo obiettare: “Non stare lì tanto tempo a pregare: c’è altro da fare!”. Ma questo è il punto: se non si parte dalla preghiera, non si fa, o perlomeno non si fa come e quanto il Signore ci chiede.

A volte si sente un’onda di fretta anche nella Chiesa, mentre invece bisogna dare più attenzione ai tempi e alle esigenze delle singole persone nelle comunità.

È in Dio la comunione, è Dio stesso la comunione. In questo modo la Chiesa del terzo millennio è richiamata alla radicalità evangelica.

IL SENSO DEL GIUBILEO E IL PRIMATO DEL LAVORO SPIRITUALE

Il giubileo di fondazione del Gruppo è importante con i suoi appuntamenti e l’incontro col Papa: deve servirvi a testimoniare ancora di più la necessità dell’aprirsi a un lavoro spirituale, che non si vede, ma che fa crescere la Chiesa, così come il lievito fa crescere la pasta.

La costante della vostra storia è il primato della vita spirituale e del lavoro ascetico. Questo tipo di lavoro andrebbe contagiosamente diffuso e fatto attecchire. Il Signore diffonda questa esperienza quasi per fermentazione dal di dentro: che questo stile possa persuadere anche altre persone (senza che necessariamente entrino nel Piccolo Gruppo) ad aprirsi ad un lavoro spirituale, nascosto e tuttavia efficace.


Per chi fosse interessato, pubblichiamo il testo completo del volume “Essere cristiani, cioè santi, nel tessuto ordinario della Chiesa e della società”:

Piccolo Gruppo di Cristo
Antologia dei Vescovi

 


 “Nuovo fermento pasquale nella vita e per il mondo”

Il 21 aprile 2007, ancora in occasione del 50° anniversario della fondazione del Piccolo Gruppo, Mons. Stucchi celebrò nuovamente l’Eucarestia in San Pio V per il Gruppo. La sua omelia di quel giorno riguardò il “Nuovo fermento pasquale nella vita e per il mondo”:

Piccolo Gruppo di Cristo
Nuovo fermento pasquale nella vita e per il mondo