Elogio della semplicità

Il suo è stato uno stile di fedeltà, fatto di discrezione, competenza, sobrietà, umile quotidianità.
Non si è servito della parrocchia, ma ha servito in ambiti diversi la comunità cristiana.
Il suo amore alla chiesa, che si esprime e nutre nella piccola chiesa domestica che è la famiglia, è documentato da tanti gesti, in ambiti diversi, ma anche dallo scrupolo storico per non perdere pezzi di vita, riuscire invece a raccontare, documentare, rinnovare, ristrutturare.

Mostrami la Tua Gloria

… la gloria di Dio coincide con la vita della Chiesa? No perché la gloria di Dio è assai di più, come il regno di Dio è più ampio della Chiesa, ma quando i discepoli di Gesù imitano davvero Gesù diffondono e testimoniano la gloria di Dio e la chiesa che vive diffonde il profumo di Cristo nella giustizia e nella pace.
… la gloria di Dio e la gloria dell’uomo possono coesistere e coabitare? O sono destinate ad essere sempre in tensione? Poiché “la gloria di Dio è l’uomo vivente” secondo Ireneo di Lione, chi più di Dio, così come ce lo ha fatto conoscere e incontrare Gesù Cristo, promuoverà la causa dell’uomo? Nessuno!
Se la persona umana si fida e affida al Dio vivente, Dio stesso ne difenderà la causa e ne custodirà la dignità.

La Chiesa da…..? – 7 luglio 2020

La Chiesa è, e quindi ha un dinamismo vitale in diverse relazioni che insieme collocano e spiegano un dinamismo impressionante e incontenibile, che è il dinamismo stesso dell’amore di Dio proteso e lanciato per raggiungere e coinvolgere tutte le genti, ma partendo dall’interno della stessa vita trinitaria ramificandosi e dilatandosi verso tutta l’umanità.
È interessante e affascinante cogliere e riconoscere questo originale movimento che ha un suo centro nella Trinità, una sua tensione positiva, liberante e unificante, verso tutti i popoli della terra, grazie a una forma di azione, quella sacramentale, che “eucaristicamente” unisce passato e futuro, mettendo realmente in comunione di vita un mistero diversamente nascosto, quello appunto della Trinità e la vicenda di ogni popolo, cultura, condizione umana, lingua, razza e nazionalità diversamente estranee o addirittura opposte, ma che per questo dinamismo eucaristico diventano un unico popolo, il popolo del Dio vivente, il popolo che prende la stessa forma della comunione.

La Chiesa dalle genti: quando e come

Eravamo abituati a far coincidere la chiesa entro i confini della singola parrocchia, con la gente dei nostri cortili e delle nostre strade, conoscendoci tutti o quasi da vicino, appartenendo insieme alla società civile e alla chiesa dentro una forma di cristianità in cui tutti sono battezzati, sposati in chiesa, iniziati alla fede con un ritmo condiviso che si confermava ogni volta per abitudine indiscussa.
Gli altri erano i lontani, quindi sconosciuti… le nostre comunità hanno cambiato pelle e colore, perché sono cambiati gli incontri nel quotidiano… non solo perché sono venute da lontano altre persone, ma perché molti vicini si sono sradicati e dispersi, perché il legame tra fede e vita si è ulteriormente sciolto e dissolto e ci si trova tra conoscenti la cui prassi e i cui costumi sono estranei alla fede o addirittura opposti.
“Le genti” sono tutti coloro che pur vicini di casa, di parentela, di cultura occidentale, non riescono più a interpretare il vissuto nella luce della fede. Sono diventati diversi, ma non ci devono restare estranei. “La chiesa dalle genti” è quindi espressione da allargare includendo non solo i venuti da lontano geograficamente, ma i vicini che nel frattempo hanno cambiato mentalità.

I miracoli di don Romano

Da quando viviamo insieme a Villa Cagnola, circa 6 anni, pur conoscendo don Romano da decenni e averlo incontrato moltissime volte, mi sto accorgendo che non sapevo ancora cose importanti. Vorrei chiamare queste cose I “miracoli” di don Romano: dalla capacità di moltiplicare le ore della giornata al suo infaticabile impegno, all’amicizia di tante persone… è quello che vorremmo durasse sempre, però, carissimo don Romano, mi raccomando 80 per volta! Auguri!

Fate questo…

Sarebbe molto bello che un cristiano, leggendo “Fate questo….pensasse subito a completare con le parole …in memoria di me “, non come una sorta di automatismo verbale, ma come il segno di una convinzione profonda e gioiosa, riscoprendo ogni volta che Egli è vivo e presente per rendere possibile a tutti una esperienza di comunione così vera ed efficace da renderci segno di una umanità trasformata dall’amore reciproco. Qui infatti si concentra tutto l’amore del Signore che, per raggiungerci personalmente nel tempo che scorre inesorabile, ha scelto di stare con noi nella forma eucaristica della sua presenza sacramentale.

Il mio cortile e dintorni

Quando ero piccolo, il cortile in cui abitavo, diviso in due parti come proprietà, presentava anche altre diversità al suo interno: una parte era ancora abitata e lo sarebbe stata per qualche decennio ancora e una parte era dismessa, coi resti di un mulino evidenti per la grande macina che sembrava sovrastare tutto e permettere a noi di giocarvi, stalle senza più animali, mangiatoie vuote, camini ormai spenti, uno spazio curioso per i bachi da seta, alcune ringhiere spesso con biancheria a stendere, una tettoia rumorosa, una cisterna come “abisso” per bambini, vasi per gerani, il nido delle rondini, animali di casa e di cortile…

Non questione di peso, ma icona vivente

Abbiamo celebrato l’Eucaristia, ci siamo nutriti della parola e del pane di vita, sia pure con i guanti almeno per questi giorni difficili.
Per questo incontro, per grazia, pèrdono peso affanni e fragilità, imprevisti e turbamenti, pensieri strani e seducenti senza essere convincenti. Non si diventa indifferenti e insensibili, ma piuttosto trasparenza di Dio grazie alla Sua icona vera e compiuta, cioè il mistero della Pasqua di Gesù che lo Spirito Santo dona a tutti da rivivere per avere lo stesso peso di Dio, che ha un nome solo: amore, vero.
Diventa anche tu una icona/immagine del Dio vivente.
È bello avere questo peso, questo spessore, questa consistenza di vita per sempre con tutti.

Vieni anche tu, si spezza il pane

… “Questo è il mio corpo” afferma sempre Gesù, si, proprio sempre, nella sua Chiesa, ad ogni messa, che non è solo un ricordo, ma la sua presenza viva, così viva, così carica di amore vero, da rendere possibile il vero incontro con Gesù e con tutte le persone, sorelle e fratelli, che stanno nel tuo cammino. Incontrare Gesù nella messa ti trasforma per poter imitare Gesù nella vita, nelle scelte concrete di ogni giorno.
Se vieni anche tu allo spezzare del pane, anche tu moltiplicherai gesti di carità e di condivisione, avrai sempre più il coraggio e la gioia di una vita come la sua…