“Tu, invece, mi hai preparato un corpo”
27 marzo 2020
La breve espressione che fa da titolo/tema al breve testo che stiamo leggendo è tratta dalla lettera agli Ebrei ed è risuonata nella festa della Annunciazione a Maria, festa in cui si celebra il mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio, il Verbo eterno, nel suo concepimento, quindi nell’inizio nel tempo nel grembo di Maria, del suo eterno esistere ora appunto anche nella stessa nostra condizione corporea.
Se non avesse avuto un corpo come il nostro, non avremmo potuto conoscerlo e incontrarlo e seguirlo e imitarlo dentro la nostra umana esperienza, la nostra storia personale e comunitaria.
Avremmo solo continuato a coltivare un’idea di Dio, avremmo inventato forme di accesso a Dio, ma senza certezze.
Invece ecco il grande dono: il Figlio di Dio si è fatto uomo come noi, in Lui troviamo luce e salvezza, comunione, fraternità e futuro, non come una scommessa, un sogno, un desiderio, una fortuna, ma come il compimento della nostra umanità nella sua umanità.
Questo dono comporta una responsabilità e genera una logica nuova, unificante, trasparente, comunicativa. Come? Con quale modalità? La stessa modalità che connota la venuta del Figlio di Dio nella nostra stessa corporeità, costitutiva della forma della nostra esistenza.
Ciascuno di noi può dire, pregando o riflettendo: mi hai preparato un corpo, mi hai donato di esistere nella forma per cui il mio corpo rivela la mia persona, scopre altre persone, comunica in profondità.
Non esiste un “io” personale umano senza dimensione corporea eppure il corpo ad un certo punto muore, prima ancora si ammala, spesso gravemente, si generano tensioni, si oscurano i pensieri, si diffonde il panico, si rompe una armonia fondamentale bella, per cadere come in un incubo o in un tranello o un inganno.
Quando il nostro corpo è messo alla prova è la persona umana che è messa alla prova. C’è un vincolo insopprimibile tra la persona e il proprio corpo.
Grazie al segno specifico del proprio corpo e grazie a tutto quello che col corpo e nel corpo viene compiuto si esprime e sviluppa fino al suo compimento il perché, lo scopo, il senso, la vocazione, la missione per cui una persona ha iniziato ad esistere.
Anche tu puoi dire ora, pensando al primo tuo esistere e pregando: Tu invece mi hai preparato un corpo.
Ed ecco snodarsi tutta la tua storia, i tuoi incontri, le tue prove, le tue esperienze belle e quelle che ancora devono accadere: ti comporti in modo che il tuo corpo è sempre più il segno credibile e convincente che la tua vita è buona, vera, saggia, limpida, pura, armoniosa, ispirata ogni giorno dalla Parola del Dio vivente?
Ancora ti comporti in modo che il tuo corpo prende la forma del bene, della bontà, della condivisione, della attenzione, della tenerezza, dell’amore vero e maturo, generoso, fedele e fecondo?
Il corpo però è anche fragilità, passione, debolezza, bellezza e altro e sembra ospitare anche tensioni e contraddizioni: come lo vorresti come lo sogni, come lo usi, come lo mostri…..a volte pesa, a volte vola, a volte?
Custodiscilo perché si trasformi in dono sempre: ti ritroverai e ti riconosceranno nel tuo corpo diventato glorioso perché l’abbraccio decisivo sarà quello di Cristo Risorto, il figlio di Dio nato dal grembo di Maria.
† Luigi Stucchi