I GIOVANI: COSA CERCANO, O COSA NON TROVANO?
19 marzo 2021, Festività di San Giuseppe
Cosa cercano i giovani di oggi?
La domanda è posta a volte da persone adulte che, da come si esprimono, lasciano intendere che le aspettative dei giovani, secondo loro, sono fuori misura, perché i giovani hanno già avuto molto dai loro genitori con tutti i sacrifici compiuti per il bene dei loro figli.
Se fosse però davvero così, non dovremmo registrare fatti di cronaca inquietanti con protagonisti giovani e giovanissimi insoddisfatti, sempre alla ricerca di esperienze più drammatiche, senza senso, fino a provocare danni e conseguenze pesanti dal punto di vista fisico, per la stessa salute, talvolta a rischio di vita, semplicemente per sfogare istinti estremi e mostrare esperienze raccapriccianti in attesa di qualcosa che dovrebbe essere invece sempre più nuovo e imprevedibile.
Perché sono così e si comportano così? Dove è vuota di senso e carica di insoddisfazione, la vita appare invivibile e un azzardo continuo sempre più estremo nel quale, di conseguenza, l’impegno di una responsabilità costruttiva non vede passi concreti, praticabili e finalizzati a obiettivi futuri e di speranza.
Che cosa è mancato a queste generazioni senza compimento e senza obiettivi?
Forse non hanno avuto, in mezzo a molte cose, ciò che è essenziale per dare senso alla fatica della vita.
Forse non hanno ascoltato o forse non hanno riconosciuto il bene ricevuto.
Forse è più facile, sia pure con sacrificio, trasmettere cose piuttosto che significati che generano criteri di comportamento saggio e promettente.
Forse non hanno ascoltato abbastanza, o forse tra generazioni diverse, tra genitori e figli, il dialogo è stato rubato o occupato da altri mezzi di comunicazione.
Forse dobbiamo farci questa domanda: cosa non trovano i giovani e giovanissimi che serva loro come testimonianza di vita per la loro crescita? per il loro futuro?
Forse i genitori pensano di non poter fare di più e si rassegnano di fronte e dentro le domande di fondo.
Forse gli adulti stessi sono talvolta schiacciati nelle diverse forme di pandemia sanitaria, sociale, spirituale e non riescono a gustare la vita in profondità, non per godere della vita, ma per comprenderla dentro un disegno che continui a far brillare il senso bello della vita stessa , anche quando pesa e si complica.
Quanti forse, ancora?
Tanti, ma vogliamo trattenerci dall’indicarli per non rischiare di mancare di rispetto a tante sofferenze, per non trasformarci in giudici sbrigativi su tutti e su tutto, e presentarci piuttosto come chi ascolta e cerca incontri, offre significati, sussurra parole che accolgono, che possono diventare piccole ma rispettose luci poste sul cammino dentro sofferenze, sconfitte, fragilità, verso il futuro che il Signore vuole costruire con noi.
Ecco, tutto qui, ma ci siamo, ci stiamo: quanti momenti di dialogo possiamo svolgere insieme, in casa, in ogni ambiente e situazione, rifiutando di chiuderci ognuno in se stesso.
Chiediamocelo e disponiamoci a vivere e rendere possibile una nuova e vera primavera di dialogo, di scambio e confronto, di incontro e condivisione.
A chi tocca? A ciascuno e forse anche a me, a te ….. nessuno escluso a priori.
† Luigi Stucchi