DON FABIO BARONCINI
“IL SEMINATORE USCÌ A SEMINARE”
Varese, Basilica di San Vittore, 21 gennaio 2021
Omelia di Mons. Stucchi in occasione della celebrazione per il trigesimo della scomparsa di don Fabio, in basilica a Varese su invito del prevosto don Luigi Panighetti
Il tempo non lo ferma nessuno, in ogni momento però si deve agire come fosse momento unico. Passa veloce quel momento, non lo ricuperi più, eppure il suo singolare significato rimane per sempre, in eterno, non lo puoi più cambiare, anche se puoi in un nuovo momento compiere una cosa diversa e perfino opposta.
Il tempo che passa attesta che ogni volta, in ogni circostanza sei libero e puoi riempire tutto di eternità.
Non solo, ma celebrando l’eucaristia, conferisci pienezza alla tua vita, al tuo tempo, dentro un mistero di comunione, che fa di tutti noi una sola carne, un solo Corpo, un solo Spirito.
Don Fabio è ancora, e di più in mezzo a noi, con noi, come membro vivo dell’unico santo Corpo del Signore. Lo riconosciamo e lo ringraziamo dentro questo legame che sta per sempre. La nostra certezza non è solo un ricordo, è realtà viva a cui anche noi apparterremo, anzi a cui già apparteniamo in eterno.
Come nella prima lettura anche noi con viva gratitudine “facciamo l’elogio” di un uomo diventato illustre ai nostri occhi perché ci ha testimoniato con convinzione e generosità la fede che da pienezza ai nostri fragili giorni.
Lo scenario della parabola evangelica del seminatore mette in evidenza alcuni atteggiamenti e criteri che ci aiutano a riconoscere da vicino il ministero di don Fabio, non solo a partire dai ricordi che ognuno di noi custodisce, ma esattamente sotto il profilo con cui agisce la figura del seminatore, che per noi è stato in profondità educatore, uno che ci ha fatto crescere unificando i diversi aspetti della vita e della testimonianza in Cristo Gesù.
Anzitutto il seminatore diffonde un seme buono che è la stessa parola di Dio, per natura sua efficacissima.
In secondo luogo è seminata senza condizioni e senza misura in ogni tipo di terreno, perfino terreni oggettivamente incapaci di accogliere un seme e farlo fruttificare.
Il seminatore buono e vero largheggia col gesto della sua mano, non decide a priori che qualcosa è impossibile, non gioca al “risparmio” perché non trattiene il seme nelle sue mani.
Il seminatore mette in conto l’impossibile perché quello che fa non è opera sua, ma opera di Dio e quindi ha la forza stessa di Dio.
Il seminatore non fa differenza di persone, considerandole per grazia destinatarie capaci di accogliere il seme e farlo fruttificare, che vuol dire mettere in conto che la parola di Dio -la proposta cristiana- può cambiare radicalmente la vita di tutti e ciascuno.
Il seminatore -l’educatore- non è mai rassegnato, ma è ricco di speranza, perché genera futuro.
Per tutte queste caratteristiche il seminatore è “complice” dell’opera di Dio che educa instancabilmente il suo popolo e coltiva pazientemente la sua vigna.
Risuonano dentro di me nella memoria del cuore i toni e i contenuti della proposta educativa di don Fabio a tutto campo, come toni e contenuti di chi è appassionato del destino di ciascuno, di chi vuole testimoniare senza compromessi la bellezza della proposta evangelica, perché convinto in tutta verità che davvero è la proposta più adeguata per interpretare l’esperienza umana, quindi degna di un riscontro e di una risposta per la sua pienezza e nella sua integrità.
Una proposta senza smagliature o riduzioni dei contenuti magari per adattarla in qualche modo, ma degna di avere una risposta tanto libera quanto vera. Una proposta adeguata e degna della libertà di ogni destinatario.
Non dimentichiamo che non possiamo sostituire la libertà degli altri, ma ancora meno potremmo pensare di esonerarci dal presentare con forte e gioiosa convinzione la proposta cristiana di vita alla libertà altrui.
Don Fabio anche con il suo carattere e il suo stile ha saputo servire questa grande causa educativa senza risparmiarsi e offrendo la sua corrispondente testimonianza anche quando la vita si è fatta per lui più pesante e più dura.
† Luigi Stucchi