SOLO MALE MINORE?

Se lo chiedessimo a un bambino?

22 agosto 2020

Per un po’ di giorni non sono riuscito a scrivere, non perché sono andato in vacanza, ma perché la sequenza dei fatti, la confusione delle reazioni, la percezione drammatica di troppe banalità come rischi inavvertiti e tragedie incombenti, l’accanimento per provvedimenti contro la vita che hanno almeno due implicazioni gravissime: banalizzare sempre più la decisione di abortire facilitandola e confinare sempre più la donna già madre nella solitudine più desolante, mi bloccavano ogni volta che iniziavo a scrivere e smettevo subito impotente e incapace.

Intanto per gli stessi motivi crescevano dentro di me domande di fondo con la semplicità di un bambino proprio nel momento in cui il nostro Paese ha bisogno di prendere decisioni efficaci in tempi brevi per rendere possibile il suo stesso futuro, che è il futuro di tutti noi.

Mi chiedevo per esempio: perché accanirsi a rendere più scorrevoli processi di morte contro le persone più deboli e innocenti che sono le creature che stanno ignare nello stesso “luogo” del loro concepimento?

Perché decidere e finanziare prassi di soppressione di vite umane che hanno gli stessi diritti di ogni essere umano, anzitutto diritto di vivere, diritto di stare dentro processi forti di socialità e quindi di umanità, come coraggio di futuro vero, non solo dichiarato o sbandierato ignorando invece la solitudine estrema di chi è più debole e povero in tutti i sensi, fino a rovesciare il dato più elementare e sacro? Quando la vita c’è, c’è. Punto fermo e saldo, indiscutibile!

Qualcuno su qualche comodo salotto davanti a qualche canale televisivo si domanderà “ma quando accade questo?”

Accade ogni volta che si esalta non la maternità, la sua bellezza promettente, il coraggio della solidarietà vera e concreta, ma il principio assoluto di poter decidere di una vita umana proprio da parte di chi la porta in grembo e proprio mentre la si lascia sola.

Che futuro può avere una società, un Paese, se al loro interno si spezzano i legami più semplici, profondi e vitali?

E si spezzano non per sbaglio o per debolezza e fragilità, ma volutamente perché si insegue e si vuole un modello sociale che esalta un principio tanto astratto quanto crudele, anche perché le conseguenze psicologiche e sociali sono pesantissime.

Eppure si continua a inseguire e sostenere fantasmi che generano paure, invece di gettare ponti e moltiplicare grandi e piccoli gesti dì prossimità.

Si insegue a volte la prospettiva che si dice “del male minore perché della maggior garanzia di sicurezza sanitaria”, dimenticando che con molto meno si può far fiorire la vita, far sorridere perché uniti, insieme, generare futuro non per slogan pubblicitari tesi a un consenso facile, ma perché il futuro è la vita stessa con tutto ciò che comporta, insegna e impegna.

Dentro la propaganda di un minor rischio e una maggior sicurezza ci sta in realtà la paura nascosta e soffocante del non essere uniti come popolo della vita e per la vita.
Se incapaci di solidarietà per la vita, soprattutto se piccola e fragile, siamo già sconfitti.

Chiedetelo a un bambino, chiedetelo a una mamma lasciata nel suo dramma e a una mamma che ha trovato il coraggio di reagire e di fare spazio fino in fondo, fino a vedere il volto del suo bimbo o della sua bimba. Chiedetelo, per favore. Sarete sorpresi dalla verità della nostra autentica umanità.

† Luigi Stucchi

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