31 maggio 2020, domenica di Pentecoste
“NON QUESTIONE DI PESO,
MA ICONA VIVENTE”
Alcuni giorni fa sono tornato a celebrare dopo settimane di “clausura” e di movimenti sospesi a motivo della pandemia.
Tutto contento di essere ritornato vengo subito “apostrofato” amichevolmente in sacristia con queste parole: “Lei è dimagrito in questo tempo!”
Mi impegno subito a dire di no, dati alla mano, con riferimento al peso al cui controllo sono preciso per poter rispondere correttamente a chi mi interroga nelle visite oncologiche.
Ma la voce della sacristia non si arrende e insiste: “Se va avanti così, diventa come una icona.”
“In che senso ?” “Diventa piatto, appunto come un’icona”.
La persona della sacristia è esperta di icone e perciò dovrei stare zitto, ma insisto, a partire dal dato oggettivo del mio peso e arrivando fino a contestare il senso della parola icona.
In effetti un’icona vera è tutto tranne che piatta. Magari in superficie si, ma l’effetto dell’icona, concentrando e svelando in se stessa una esperienza spirituale intensa, fa emergere un movimento intenso e armonico, significativo e rivelatore della stessa profondità del mistero di Dio.
Un’icona ti parla, ti convince, sostiene la dimensione contemplativa, ti nutre spiritualmente, ti nutre di Dio senza misura.
Che c’entra tutto questo con la questione del peso?
Nulla in effetti, ma mi suggerisce e mi fa convinto che anche spiritualmente si deve custodire un peso “specifico”, si deve tendere alla unione con Dio, non ti devi svigorire o indebolire, ma piuttosto il contrario, con più consistenza interiore!
E crescere, senza sforzi muscolari, senza trattamenti sofisticati che promettono anche quello che non possono mantenere. Ma come un’icona, cioè come un dinamismo umano contemplativo che ti fa star bene, perché ti conduce al bene, quello vero, pieno e ultimo perché colmo dell’amore del Dio vivente che ti può attrarre, incantare, portare a pienezza.
Questo non corrisponde al peso forma, questo non si realizza calcolando cose esteriori che poi, nelle questioni vitali di fondo, non ti raggiungono ma ti esteriorizzano, ti rendono estranea/o a te stessa/o.
Ci perderesti armonia, ti sbilanceresti fino a cadere e morirci sopra. Non te lo auguro.
È molto meglio poter diventare sempre più come una vera icona, cioè un segno vivo del Dio vivente, l’opposto di un inutile o tragico appiattimento.
Dopo le prime battute in sacristia sul peso abbiamo, poi, celebrato l’Eucaristia, ci siamo nutriti della parola e del pane di vita, sia pure con i guanti almeno per questi giorni difficili.
Per questo incontro, per grazia, pèrdono peso affanni e fragilità, imprevisti e turbamenti, pensieri strani e seducenti senza essere convincenti. Non si diventa indifferenti e insensibili, ma piuttosto trasparenza di Dio grazie alla Sua icona vera e compiuta, cioè il mistero della Pasqua di Gesù che lo Spirito Santo dona a tutti da rivivere per avere lo stesso peso di Dio, che ha un nome solo: amore, vero.
Diventa anche tu una icona/immagine del Dio vivente.
È bello avere questo peso, questo spessore, questa consistenza di vita per sempre con tutti.
† Luigi Stucchi