Esortazione Apostolica:
“Gaudete et Exsultate”
Esercizi Spirituali per le
Sorelle della Parrocchia
predicati da Sua Ecc. Mons. Luigi Stucchi
19 – 24 agosto 2018
Nota introduttiva: di questi esercizi non esiste ancora una versione testuale. Per facilitarne la comprensione, ogni registrazione audio è preceduta da una breve trascrizione dell’incipit della meditazione stessa.
PRIMA GIORNATA – Domenica 19 agosto
Prima meditazione
Quando uno si tuffa, non si attacca più a niente … Mi piacerebbe che questi esercizi iniziassero con una dimensione “a perdere”, una dimensione povera, liberante, dove il tuffo non è in un corso d’acqua ma nell’amore del Signore, grazie all’azione dello Spirito che tiene insieme, o vuole mettere insieme il mistero di Gesù nella vita di ciascuno di noi: la mia vita, la sua vita. Uno, se non si tutta, non diventa docile, ha sempre qualche perché. Gli esercizi spirituali sono, per natura loro, per esigenza intrinseca, di significato, un aiuto a tuffarci senza condizioni.
Questa è la prima immagine. La seconda viene dalla lettura dell’ufficio delle letture di questa mattina, al testo di San Bernardo, che di per sé non è un’immagine ma una contemplazione, un gustare ciò che di più gustabile il cuore umano vorrebbe o potrebbe desiderare …
Seconda meditazione
Procediamo lentamente ma poi, come sapete, tutto si stringe; gradualmente si cammina ma poi vengono i grandi momenti delle decisioni, e balzi nuovi nel cammino legato all’amore del Signore. Poiché i giorni degli esercizi sono anche giorni penitenziali per poter godere, gioire, esultare, e anche un passaggio penitenziale che ha l’aspetto della verifica della vita, che ha la dimensione del pentimento dei propri peccati, che può avere anche il momento dell’esperienza penitenziale e sacramentale e che forse è bello che abbia anche un’altra dimensione che non è molto diffusa, però una dimensione che abbiamo visto in questa preghiera dell’ora media, che passa e si esprime anche attraverso le lacrime. Non è un invito a piangere, il tema è quello della gioia, dell’esultanza, ma questa delle lacrime è un’esperienza di fragilità, di piccolezza, insieme anche di sincerità profonda e di fortezza interiore …
Santa Messa
C’è un comando di Gesù che libera una donna, dopo diciotto anni. La libera da un legame che la mortificava. C’è un comando di Gesù che si realizza subito. Eppure una cosa così bella, così grande, così sorprendente, così attesa da anni viene messa sotto giudizio. E Gesù quindi viene messo sotto giudizio, perché non si dice che ha fatto una cosa bella ma, per bella che sia questa cosa, accaduta in giorno di sabato, perde la sua bellezza, come una violazione del sabato. Quale contraddizione, quale confusione anche; forse ci capita ancora di confondere ciò che il Signore fa con tutti quei modi, le circostanze con cui tutti vorremmo decidere, che è il momento di “come fare” oltre che il momento di “fare”. Vorremmo essere noi a sancire le regole; invece Gesù è libero, è sovrano, senza condizioni. Parla anche qui con autorità.
Forse ciascuno di noi ha qualcosa da cui essere liberata; non qualcosa che si vede liberamente, non qualcosa che si sa. Ha dentro un cammino di santità, i legami da sciogliere sono tanti, e li può sciogliere solo il Signore. Tu non li potrai mai sciogliere …
SECONDA GIORNATA – Lunedì 20 agosto
Terza meditazione
… custodisci il nostro tempo, fa’ che impariamo a misurarlo nell’ordine della Grazia, e lo sappiamo custodire grazie alla risposta che Tu stesso susciti nel nostro cuore, e che ci conformiamo a Gesù. Amen.
Per cui la battuta sul tempo è velocemente detta, ma è un segnale a considerare il tempo come una dimensione da non sciupare, non sciupare le occasioni, magari per mettere a frutto nel tempo le cose di questo mondo. Sarebbe troppo poco, non varrebbe la pena di impegnare il tempo per cose così relative. Il tempo le risucchia, le sgretola, le corrode. Il tempo non conserva le cose, però il tempo, in ogni momento, apre il tuo cuore all’incontro con il Signore. E lo Spirito, nel tempo, agisce perché nulla vada perduto. Non delle cose ma della tua storia d’amore con il Signore, della tua risposta all’amore del Signore …
Quarta meditazione
Noi dovremmo continuare a cantare … praticamente faremo, credo sabato mattina, una comunicazione nella fede. Però potremmo fare qualcosa di simile, senza dilungarci molto, anche adesso nella meditazione, a partire da quello che brevemente ho detto stamattina e poi è stato lasciato alla preghiera delle persone, di ciascuno. … Chi, in qualche misura, ha fatto questo lavoro pregando, leggendo, stando in silenzio alla presenza del Signore, rileggendo quegli stessi brani da cui ho tratto qualche spunto e con cui ho fissato alcune attenzioni particolari … Io lascerei, inizialmente, la possibilità di una piccola comunicazione nella fede, che può anche limitarsi solo a comunicare un testo, a dire un’invocazione, non tanto a svolgere un pensiero. Così contribuiremmo un po’ al dilatarsi di questo tipo di presa di coscienza che riguarda la santità, la gioia…
Quinta meditazione
C’è un popolo, e tante sono le componenti di questo popolo. La prima lettura le presenta, le descrive, le racconta anche, ne fa venir fuori il costume, lo sforzo e l’impegno di regolare la vita, di regolare il cammino. Certo, a un popolo è necessario dare una legge: come farebbe a stare insieme con tutte le sue componenti, con tutti i suoi membri, con tutto ciò che – all’interno di un popolo – viene sperimentato o programmato. E dare la legge è una preoccupazione fondamentale. La legge riveste un valore fortissimo, la legge è la Parola, quella di Dio. La legge è tutto quello che discende dalla Parola di Dio. C’è un popolo o, meglio, il resto del popolo di Dio; però è sempre l’accezione di popolo ed è destinato a crescere, secondo la promessa stessa di Dio. E questo popolo ha anche un tempio, perché la dimensione religiosa è insopprimibile, ha bisogno anche di segni, di spazi, di tempi, di luoghi in cui esprimere questa dimensione religiosa. Ma la legge non basta, e nemmeno il tempio basta. Anche il tempio avrà bisogno di essere purificato: lo fece Gesù centinaia di anni dopo. Ma purificare il tempio è compito quotidiano, allora e adesso …
TERZA GIORNATA – Martedì 21 agosto
Sesta meditazione
Una piccola avvertenza per questo terzo giorno del nostro cammino, per prestare attenzione a una tentazione che si può insinuare, magari non subito all’inizio di questo cammino spirituale ma, proprio perché passo passo ci si rende conto di più di quello che c’è in gioco, può fare capolino la tentazione e un po’ di scoraggiamento. Invece di un’attrazione più profonda potrebbe insorgere e dimorare nel cuore una sorta di sfiducia perché, quanti esercizi abbiamo fatto, tutti. E allora è una tentazione sottile anche questa, e bisogna vincerla, riscoprendo la freschezza luminosa della Parola del Signore che, come si è cantato anche adesso in una di queste strofe, “l’intelletto per capire il tuo disegno grande su di noi” e cogliere quello che il Signore chiede …
Settima meditazione
È sempre molto interessante il rapporto che il Signore vuole, vorrebbe e riesce, più o meno, a stabilire con il suo popolo. La storia ti spiega momenti e circostanze anche opposti tra loro. Anche questi brevi brani biblici, ovviamente riferiti a momenti diversi, attestano come il rapporto di Dio con il suo popolo è un rapporto ricco di tensioni, sortisce qualche effetto, da’ qualche frutto ma, a volte, mette il Signore fuori gioco. Fino al punto da meritare la parola pronunciata da Gesù: “quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come pulcini sotto le ali e voi non avete voluto”. È il suo popolo, anche questo. E prosegue Gesù: “vi dico che non mi vedrete finchè verrà il tempo in cui direte ‘benedetto Colui che viene nel nome del Signore’ “. Quando sarà questo tempo? È il tempo in cui si compie la Pasqua, in cui a gridare così non è il popolo – perché il popolo griderà ‘crocifiggilo, crocifiggilo!’ – sono i bambini, che si appropriano inconsapevoli della lode che il popolo dovrebbe dare al Signore …
Ottava meditazione
Quanto ti manca per vivere proprio come Gesù, quali sono i punti di maggiore distanza, differenza, di maggiore vicinanza, somiglianza. Facciamo una sorta di identikit nel quale indicare quello che assomiglia a Gesù, quello che – nonostante tutti i propositi – ancora non rassomiglia. Non per scoraggiarsi o sconfortarsi mai, un impegno di docilità allo Spirito, anche questa verifica, questa tensione. Perché anche il modo di affrontare i problemi concreti, pratici, quelli del vissuto più o meno quotidiano, è un modo molto diverso da come normalmente possiamo fare se noi confrontiamo la somiglianza o meno con Gesù. Anche quando ci confrontiamo tra noi non facciamo solo un confronto tra noi, e non lo facciamo nemmeno per dare una valutazione con le persone che sono in campo, che sono in gioco, ma dovremmo anche lì lasciarci guidare da questo riferimento a Gesù …
QUARTA GIORNATA – Mercoledì 22 agosto
Nona meditazione, prima parte
Anche in questo canto, come in altri canti, c’è questo dinamismo di qualcosa che si deve compiere, di qualcuno che si attende, di una direzione di marcia, di un significato che non è sottoposto a discussione, ma è dato in dono perché ognuno possa crescere in questa luce, in questa verità e non diventare come coloro che non custodiscono la tua parola. Abbiamo sentito questo nell’ora media: coloro che non costruiscono la parola del Signore, non costruiscono la vita, non sanno cos’è l’unità di vita come chi compone la parola “in loro”. Così la loro vita non si edifica e quindi il tempo in cui sono chiamati a vivere non costruisce l’unità, il senso della vita, la chiarezza della missione, quindi la fermezza nella volontà, quindi la bellezza della gioia. Noi vogliamo custodire la Parola, sappiamo di dover sempre fare i conti con la nostra debolezza, però sappiamo che il Signore, con il suo Spirito e con la sua Parola, agisce per attraversare, superare, trasformare anche ogni forma di debolezza e, quindi, nessuna debolezza ci deve scoraggiare …
Nona meditazione, seconda parte
Seguono i contributi delle Sorelle, che intervengono commentando la riflessione di Mons. Stucchi, intervallati da ulteriori commenti del relatore.
… Possiamo, anche con il silenzio, non necessariamente con la parola, ma con il silenzio e la celebrazione eucaristica di questa sera, guardare al Signore e ringraziare il Signore che, attraverso tutti i vari passaggi, certamente il Signore ha dato a ciascuna dei momenti di gioia e di gratitudine che poi, magari, nel percorso della vita si sbiadiscono un po’. Però, come se cercassimo di ritrovare il filo della beatitudine nella mia vita, nel cammino in cui si è snodato e quindi, alcuni riferimenti fatti e detti, tutto quello che ci accade, tutto quello attraverso cui passiamo, veniamo messi alla prova, ci diventa un peso, un problema, una sofferenza, tutto è fatto e tutto accade perché si riesca a vedere la Chiesa, a mostrare la Chiesa, non come edificio, non come qualcosa di diffuso in modo generico ma come l’evento che conferisce luce, significato, anche lucentezza, splendore persino, se si va fino in fondo, a tutto quello che abbiamo attraversato e attraverseremo …
Decima meditazione
Vedere e far vedere la Chiesa, conoscere e far conoscere la Chiesa, altrimenti si conoscerebbe un Cristo incompleto, di cui non si conoscerebbe bene fino in fondo l’opera per cui è venuto. Quindi non è una questione di una conoscenza un più o in meno ma è la questione dell’avere una conoscenza completa del mistero della fede, che è l’Eucaristia ma che non è solo l’Eucaristia, ma che a motivo dell’Eucaristia, grazie all’efficacia dell’Eucaristia, è la Chiesa. Quando si dice, mostrando la particola consacrata, “il Corpo di Cristo”, si dice anche di te, che la ricevi e te ne nutri, che sei “corpo di Cristo”. Quando dici “Amen” riconosci il mistero sacramentale, riconosci il mistero della Chiesa di cui fai parte, non solo perché sei dentro, così genericamente, ma perché sei un membro vivo della Chiesa. Del resto, far conoscere la Chiesa, farla vedere, farla toccare con mano, è la promessa che la stessa Rivelazione assicura. La visione ultima dell’Apocalisse – siamo al cap. 21 in questo brano della prima lettura – è la visione, quindi il racconto, di ciò a cui noi andiamo incontro …
QUINTA GIORNATA – Giovedì 23 agosto
Undicesima meditazione
Ogni giorno ha la sua pena, ogni giorno ha la sua grazia, ogni giorno ha la sua tentazione. O anche qualcuna in più… Provate a ripensare, anche se non l’abbiamo davanti adesso, alla preghiera di Jean Guitton nell’adorazione di ieri sera, con quello che diceva riferito al tempo, al modo in cui vivere gli atteggiamenti. Era una cosa molto fine, molto precisa, distingueva bene:
“Insegnami ad usare bene il tempo che tu mi dai e ad impiegarlo bene senza sciuparlo, insegnami a prevedere senza tormentarmi, insegnami a trarre profitto dagli errori passati senza lasciarmi prendere dagli scrupoli, insegnami ad immaginarmi l’avvenire senza disperarmi, che non possa essere quale io lo immagino. Insegnami a piangere sulle mie colpe senza cadere nell’inquietudine, insegnami ad agire senza fretta e ad affrettarmi senza precipitazione. Insegnami ad unire la fretta alla lentezza, la serenità al fervore, lo zelo alla pace. Aiutami quando comincio perché è proprio allora che sono debole. Riempi tu i vuoti delle mie opere, fa’ che io ami il tempo che tanto assomiglia alla tua classe.”
Merita di essere tenuta un po’ presente perché aiuta a mettere a fuoco bene la disposizione che, in ogni momento, in ogni situazione, in ogni desiderio, impegno, ecc., noi possiamo avvertire, percepire …
Dodicesima meditazione
C’è una corrispondenza, o perlomeno è percepibile una sintonia tra quanto detto e ripetuto al salmo responsoriale – benedetto il Signore, gloria del suo popolo – e quanto dice l’apostolo nella seconda lettura, nella lettera agli Efesini, parlando della nostra vita, della nostra storia, e tentando il disegno di Dio per noi, dicendo che siamo “Benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo”. Al salmo, il ritornello dice “Benedetto il Signore, gloria del suo popolo”. E noi siamo predestinati a entrare in questo mistero di gloria, in questa esperienza di gloria, perché il disegno d’amore della sua volontà, del Padre, a lode dello splendore della sua grazia ci chiama a questo, ci chiama ad essere, con la vita, cantori della sua gloria …
Tredicesima meditazione
Vediamo di continuare a mettere qualche punto fermo. Siamo al numero 105; in continuità con il numero precedente viene indicato il modo migliore – sono le stesse parole del papa – per discernere se il nostro cammino di preghiera è autentico, e farà osservare in che misura la nostra vita si sta trasformando alla luce della misericordia. Anche in questi giorni il Papa ha ricordato come si può stabilire con il Signore un rapporto non corretto, non vero, non autentico. Non tutte le forme religiose, non tutte le preghiere delle persone sono un vero incontro con il Signore, perché la misericordia non è solo l’amore del Padre, ma diventa il criterio per capire chi sono i suoi veri figli. Nell’anno della misericordia ce l’ha detto chiaramente anche l’inno che abbiamo fatto risuonare brevemente: essere misericordiosi come il Padre. I figli devono somigliare al Padre, sennò di chi sono figli? È una domanda un po’ brutale, però fa riferimento a una bellezza fondamentale, la bellezza dei discepoli di Gesù che, conformi al Figlio unigenito del Padre, diventano anch’essi come il Padre …
SESTA E ULTIMA GIORNATA – Venerdì 24 agosto
Quattordicesima meditazione
Se cerco una parola per fare un augurio nel cammino, l’abbiamo già trovata questa parola nel testo della lettura breve: “Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo”. È la parola dell’Apostolo ma è l’augurio che esprimo per questa esperienza che va verso la sua conclusione ma la conclusione vuol dire poi che deve mostrare, nei fatti, di portare frutto. Questo è l’augurio che prendo a prestito da San Paolo.
La seconda cosa è “grazie”, da parte mia, non solo per questi giorni ma anche per tutti i giorni che abbiamo condiviso in questi anni, perché, se sono quindi ci esercizi spirituali che sono qui ricordati dal 2004 al 2018 [vedere tabella nella pagina precedente – ndr], con i loro temi …
Quindicesima meditazione
Ci sono momenti dove esplode qualcosa che non rompe il silenzio. È un po’ paradossale questa cosa, ma è quando la parola, il gesto, confermano il silenzio. Perché il silenzio è la profondità di un rapporto, e quando un rapporto, attraverso parole e gesti, che – di per sé – uno direbbe rompono il silenzio, sono un’altra cosa, invece no, sono la stessa cosa. Quando questa cosa è genuina è così, non solo spontanea perché profonda, perché comunque voluta, che la parola e il gesto non rompono il silenzio.
Vorrei mettere questo sigillo su quello che è stato comunicato, che si riesce a comunicare anche dentro le singole comunità, fraternità, e dentro alle nostre comunità, perchè – alla fine – anche dove c’è un ostacolo, una fatica, c’è una debolezza, magari una fragilità, ma c’è l’incontro e c’è, comunque, il mettere assieme perché, se non si fosse assieme, non di misurerebbe una fragilità, non si misurerebbe una reazione. No, c’è qualcosa di più, che di per sé è fecondo se lo stare insieme è frutto di una libera scelta …
Sedicesima meditazione
Un popolo in cammino conosce e va cercando di onorare maggiormente la grandezza del Signore. Un popolo in cammino, come abbiamo già evidenziato in qualche passaggio, è mosso da tante situazioni che ha dentro, da tanti desideri, problemi che porta in sé, ma è popolo di Dio, è mosso dal voler dare gloria a Dio… E ancora una volta il salmo responsoriale di oggi riconosce e invita il popolo intero a pregare perché il Signore sia proclamato Altissimo, ineguagliabile, inarrivabile. Eppure il popolo di Dio sa che proprio riconoscendo questa caratteristica di Dio, di essere Lui la gloria del suo popolo, di essere l’altissimo su tutta la terra, fa’ sì che la diversità tra Dio e il popolo si colmi in un incontro, si colmi in un abbraccio, si colmi nella vita, perché questo vuole il Signore, e questo vuole – o dovrebbe volere – il popolo in cammino …