IL RESEGONE: 1982 - 1918
Dal 1882 al 1896 > Mandato come coadiutore alla Prepositurale di San Nicolò di Lecco, don Giuseppe Cavanna si impegnò con entusiasmo nell'educazione della gioventù, dando forte impulso all'oratorio e fondando il circolo giovanile "Beato Pagano", il domenicano lecchese vittima degli Albigesi nel secolo tredicesimo. I nuovi albigesi erano per don Cavanna i radicali, i massoni, i propugnatori di idee rivoluzionarie.
Vide nel giornale il mezzo più efficace per la educazione della gioventù, per una coraggiosa proposta di vita, per la difesa dei diritti dell'uomo.
L'inaugurazione del monumento a Garibaldi del 18 novembre 1884 fu l'occasione per un acceso scontro fra il fronte liberale-massonico e gli intransigenti.
Don Cavanna lascia la direzione del Resegone nel 1886. "Ne sono uniche cause le sue cresciute occupazioni che non gli permettono di attendere alla redazione del foglio...".
In parte poteva essere vero: nel 1887 il circolo Beato Pagano istituiva scuole serale per ragazzi, nel 1888 aprì una biblioteca circolante dotata di più di 4 mila volumi. Ma altre regioni che non sono note, non consentiranno più a don Cavanna di rimanere a Lecco. È trasferito ad Angera, avendo il delegato di Pubblica Sicurezza dichiarato di non poter più garantire la sua incolumità personale.
I riconoscimenti hanno il difetto di giungere tardi. Alla sua morte avvenuta nel 1902, il Resegone scrisse: "Fu don Cavanna che addestrò nella comunità parrocchiale i cattolici e li fece scendere in campo ad occupare anch'essi la loro posizione e prima di tutti, da bravo capitano, ingaggiò egli stesso la lotta e si dispose a ricevere nel suo petto i primi colpi. Il Resegone fu l'arma principale che egli adoperò per combattere e sotto la sua direzione sapiente questo giornale prese quello sviluppo e quell'importanza che lo dispose poi a diventare uno dei più diffusi settimanali... Molti video in lui l'organizzatore di un esercito potente che scendeva a contendere sul campo fino allo incontrastato". Partito don Cavanna, il tipografo Giuseppe Corti, l'animoso fondatore del Resegone, rimasto solo continuò la pubblicazione del foglio, finché nel 1892 il figlio Pietro, ragioniere, ne assunse la direzione.
Perché don Cavanna non venne sostituito da un altro sacerdote? Una mossa della prevostura per alleggerire la tensione in città? Un suggerimento delle autorità superiori inclini in quel momento ad assecondare una spinta conciliatorista? Oppure è prevalso da parte del clero il timore di offrire il suo appoggio al generoso tipografo? Non riusciamo, per ora, a saperlo.
Pietro Corti era il rovescio della medaglia di don Cavanna. Un cattolico convinto e fervente: un carattere serafico. Il Ruggiero che lo conobbe di persona riferisce che nei momenti di difficoltà soleva pregare così: "Dio mio, dammi forza per resistere, pazienza per lottare, costanza per continuare". L'anno 1895 tornò ad essere un anno caldo. Al Pedrin Corti fu offerta più di un'occasione per esercitare la pazienza. Il 19 marzo gli anticlericali giunsero al punto di celebrare la festa di san Giuseppe Garibaldi e a far baciare, a mo' di reliquia, il ritratto dell'eroe dei due mondi al Teatro della Società.
Il 20 settembre, mentre si celebrava in città il XXV della presa di Roma, "della liberazione dalla schiavitù del potere teocratico", i giovani del circolo Beato Pagano ostentando cravatte bianco-gialle partecipavano a funzioni di suffragio per gli zuavi caduti a Porta Pia.
A colmare la misura contribuirono le elezioni municipali di quello stesso anno: una lista sostenuta dal Resegone è battuta sonoramente: "I preti - commenta l'Adda - sono vipere a cui è recisa la testa". Anche se questa drastica affermazione non portò fortuna all'Adda che morì il 28 dicembre 1895, per Pietro Corti questo era troppo. Non ebbe più forza per resistere. O forse, meglio, gli intransigenti pensarono che non avesse più forza sufficiente per resistere. Monsignor Galli chiese al Corti di lasciare la direzione e la proprietà del settimanale.
Dal 1896 al 1918 > Il nuovo direttore è don Giovanni Battista Scatti, appartenente ad una delle più distinte famiglie di lecco, tornato da Bengala, dove aveva fatto vita missionaria per vent'anni.
Egli mette a servizio del Resegone il vigore del suo ingegno, la vastità della sua cultura, il suo temperamento di lottatore. Impiegò le sue risorse economiche di famiglia per dotare il giornale di una tipografia nuova. Ottenne vasti consensi dal clero della città e del territorio. I cattolici si indussero a frequenti sottoscrizioni per le spese dei processi che lo spirito battagliero del direttore provocava.
"La sua penna è riposta nell'assalire l'errore, nel difendere la verità; non conosce mezzi termini, non conosce titubanze e paure...".
Nel 1896 denuncia gli errori di Crispi e chiama in causa i pazzi africanisti, nel 1897 riprende in forma esplicita le direttive papali associate al "non expedit". Il 1898 è l'anno cruciale, l'anno della repressione di Bava Beccaris: a Milano 80 morti e 460 feriti. Seguirono processi e condanne che colpirono l'ala intransigente del movimento cattolico e i socialisti.
A Lecco è chiuso il circolo "Beato Pagano" e il circolo ferrovieri; soppresso il comitato sottodiocesano e sospeso il Resegone. In ottobre è spiccato mandato di cattura per don Scatti che riesce a riparare in Svizzera.
Il Resegone attribuisce la responsabilità dei tumulti milanesi non solo alla "rivolta del pane", ma all'azione sobillatrice dei socialisti.
Mentre esprime la sua solidarietà a don Davide Albertario, sostiene che il suo arresto è dovuto ad antiche avversioni che la classe dirigente nutriva per lui, per aver l'Albertario impedito a Milano il successo elettorale di alcuni candidati radicali, repubblicani e socialisti.
Sul piano locale c'è da registrare l'elezione nel 1899 di Pietro Corti, vice direttore del Resegone, nel consiglio comunale. Vi rimane solo fino al 1913. Nel 1889 è fondata la società operaia cattolica di mutuo soccorso "Sacra Famiglia": il 31 marzo 1901 può definirsi la giornata della costituzione sindacale lecchese; sorgono le casse rurali di Sala al Barro (1902), San Giovanni alla Castagna, Acquate (1903), Olate (1904). È istituita la cassa generale muto soccorso dell'Ufficio del lavoro, una commissione del clero per le attività sociali, raccoglie fondi per la propaganda e l'assistenza dell'ufficio del lavoro. Il Cardinale Ferrari incoraggia l'azione dell'ufficio costituito a Lecco e lo raccomanda alla generosità di tutti. Il Resegone svolge un'azione preziosa e stimolante per appoggiare questa espressione feriva e felice del movimento cattolico. Se nel 1902 l'ufficio del lavoro aveva 1371 iscritti, contro gli 896 della Camera del Lavoro, il merito è da attribuirsi anche al Resegone. Nel 1907 giunge a Lecco monsignor Luigi Vismara, nuovo prevosto. Scioglie il circolo Beato Pagano, dalle colonne del Resegone non viene alcun commento. Un nuovo coadiutore della Prepositurale, don Luigi Verri, dà inizio a una singolare esperienza formativa dei ragazzi e dei giovani: l'Oratorio San Luigi. L'intransigenza diventa metodo educativo: l'oratorio di don Verri è fondato su un rigoroso esercizio di pratiche religiose, sullo studio approfondito del catechismo, sull'organizzazione geniale dello sport, del gioco, della musica, su una disciplina morale che non conosce mezze misure. Questo eccezionale forgiatore di coscienze inizia il suo lavoro nel 1907: lo conclude nel 1940. Quanto parte lascia una Lecco diversa da quella che aveva trovato!
Ma torniamo a don Scatti. Ai primi di ottobre 1914 sotto il titolo "Chi vuole la guerra", don Scatti risponde: "È la massoneria italiana legata da rapporti anticlericali alla massoneria francese dalla quale riceve sempre l'oro per tutte le imprese sporche e anticlericali che si compiono in Italia. Ora questa nostra massoneria si sente in dovere di ricontraccambiare e tanti servigi ricevuti dalla massoneria francese con lo spingere l'Italia ad entrare nel conflitto europeo, combattendo ai fianchi della Francia...". Come si può comprendere, qui non ci sono sfumature diplomatiche. Scoppiata la guerra, don Scatti istituisce una nuova rubrica: "dai nostri soldati al fronte". L'intestazione della rubrica diceva, un po' poeticamente: "Dalle estreme balze d'Italia, rivendicando l'italico valore, i nostri soldati, a mezzo del Resegone, rinsaldano vincoli di fede, patriottismo e santi affetti". Don Scatti fu trovato morto il 31 marzo 1918, al suo posto di lavoro.